sabato 27 gennaio 2018

Elezioni politiche 4 Marzo 2018



Cara amica e caro amico,

la legge elettorale “rosatellum” con la quale dovremo andare al voto il prossimo 4 di Marzo, così come era stato per il porcellum nel 2006, nel 2008 e nel 2013 ed anche per l’italicum, legge dichiarata inapplicabile, non ci consente di scegliere nemmeno il candidato tra quelli imposti dai partiti nelle diverse liste.

A fronte di tale violenza ed arroganza dei partiti che ci impediscono di esprimere anche minimamente la nostra scelta, agli elettori che vogliono manifestare il loro dissenso per questo sistema di voto restano solo tre possibili scelte:

  1. l’elettrice o elettore si reca al seggio e lascia la scheda bianca
  2. l’elettrice o elettore annulla la scheda dando sfogo al suo disgusto con segni o turpiloqui scritti
  3. l’elettrice o l’elettore non intende esercitare il suo diritto di voto come in costituzione, non recandosi al seggio

Tutti e tre queste scelte, a ben considerare, non modificano sotto alcun aspetto il risultato del voto. Tutti i partiti, nessuno escluso, sono consapevoli che le tre opzioni non intaccano i loro progetti di occupare scranni nei due rami del parlamento per utilizzare il potere per i loro affari personali e di gruppo.

Anzi non è infondato il dubbio che i partiti deliberatamente tentino di allontanare l’elettore dal votare, contando solo sugli elettori cosiddetti “fedeli”.

Vi racconto cosa mi è capitato in questo ultimo periodo a proposito di ricerca di consenso: più amici, presenti sia come capilista nel plurinominale che candidati nei collegi uninominali di camera e senato, sono venuti a trovarmi in tempi diversi, proponendosi in modo diretto quali destinatari del mio voto, evitando molto attentamente, per pudore, di raccontarmi tutte le cosiddette “balle” dei programmi loro e dei partiti che rappresentano.

A ciascuno degli amici, ai quali non nego l’augurio di diventare onorevoli, ho spiegato che mi difenderò dall’arroganza dei partiti e quindi anche dalla loro, poiché ne accettano il progetto, affidando il voto al caso. Si badi bene che il termine “caso” vale per me, perché per me il risultato  sarà indifferente, mentre invece termine sarò per il partito ed il suo candidato fortuna o sfortuna.

Per tutta risposta gli amici mi hanno chiesto in che modo mi sarei affidato al caso. Per esemplificare  ho disegnato un fac-simile di scheda che riportava i nomi degli amici candidati ed i simboli dei partiti ad essi collegati. Erano sei. A turno ho mostrato a ciascuno di loro la scheda ed ho eliminato due partiti e relativi candidati dicendo: “questi partiti non li voterò mai nemmeno sotto minaccia fisica”. A quel punto ho tirato fuori una moneta e per ciascuno dei rimanenti quattro l’ho lanciata: testa significava salvezza mentre croce significava eliminazione. Ho proseguito a lanciare finché non ne è rimasto uno solo, a quel punto destinatario del mio voto. Alcuni amici sono stati premiati, altri sono stati esclusi.

Questa dimostrazione mi ha consentito di fargli capire con esattezza tutto ciò che farò al momento del voto: prenderò una copia della lista ufficiale ed una moneta, escluderò a priori quei partiti che non voterei in nessun caso e per i rimanenti lancerò la moneta fino a ridurre la scelta ad uno solo, a cui andrà il mio voto.

A questa mia dichiarazione alcuni amici candidati sono inorriditi, manifestando il loro disorientamento, altri, più perspicaci, hanno capito perfettamente il messaggio e con intelligenza mi hanno ringraziato per il caffè, nella speranza che la dea bendata li favorisca.

Così operando mi trovo a posto con la mia coscienza di cittadino elettore della Repubblica, esercitando il mio diritto/dovere di voto in osservanza a quanto previsto dalla Costituzione che all’articolo 48 recita: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”
Il sistema della moneta non è unico, esso può essere sostituito con tanti altri modi che possono liberare la fantasia personale, ad esempio estrarre dal cappello un foglietto che riporti il nome del partito, chiedere ad un passante di indicare un numero che precedentemente si è abbinato ad una lista, usare dei dadi ricordandosi di assegnare i numeri alle liste partendo dal 2, estraendo una carta da un mazzo facendone corrispondere il valore ai numeri assegnati. L’unico limite al metodo è dato dalla fantasia dell’elettore, purché sia sempre il caso in ultima istanza a determinare la scelta.

Cari amici elettrici ed elettori per quanto possa sembrare bizzarro questo modo di esprimere il voto, ti dico che molti studiosi ne hanno fatto oggetto di scienza matematica e statistica e potrebbe assumere risvolti impensabili sul cambiamento in positivo dell’intero sistema dei partiti e sul funzionamento dell’intero sistema legislativo.

Ti esorto pertanto ad approfondire l’argomento ritenendo che troverai ulteriori ragioni, anche di ordine etico, morale, psicologico e sociale che vanno oltre quelle che io succintamente ho esposto e che potrebbero indurti ad adottare il mio criterio affacciandoti al seggio.

Le premesse al mio ragionamento prendono l’avvio dal libro ”Democrazia a Sorte ovvero la sorte della democrazia” edito da Malcor D’, che riporta gli studi di Maurizio Caserta, professore ordinario di Economia Politica, Cesare Garofalo, docente a contratto di Sociologia Generale, Alessandro Pluchino, fisico teorico, Andrea Rapisarda, professore associato di fisica teorica e Salvatore Spagano, assegnista di ricerca in Economia Politica, tutti docenti presso l’università di Catania.

Attendo tue considerazioni in merito che potrai esprimere tranquillamente nei commenti sia della pagina facebook che del blog a me intestato che troverai all’indirizzo: http://malavasiprospero.blogspot.it/